viernes, 1 de marzo de 2024

Poesie

 




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         CV Exposición Individual de Fotografías:                 "Fontane Romane" del 9 al 24 de Marzo,                       en la Galeria de Arte, MAXART.










                                                            

Giungerà  la  morte

 

Giungerà la morte

 e l’ultima immagine in me riflessa,

sarà lo sguardo tuo tenero e commosso.

Io sopravvivrò nel pensiero e nel rimorso,

d’un amore non detto ma accennato,

d’una carezza pensata e non lanciata.

Avrai nella gola un grido soffocato

e una fragranza per pudore mai esibita.

Da donna premurosa e radiosa,

tranquilla in tregua in battaglia impetuosa,

hai abbeverato i miei folli capricci

e patito dalle mie corde impicci,

nel buio e nella luce risolte paziente,

senza che ti chiedessi niente.

 La donna perfetta la donna ideale,

che con un sorriso ti cambia il labiale,

ma per far felice un difficile grugno,

tienimi con dolcezza nel pugno. 

Ho bramato il tuo corpo sensuale,

ho voluto delle creature tue d’amare,

ho scalato montagne al tuo fianco,

d’umore e d’azione cambiato a un cenno,  

ma ora la fine è vicina e cambia il volto,

della mente dell’anima e sono stravolto.

Tu ricorda solo quello ch’ero a mezz’aria,

quando il muso e la mente reggevano anche la   fame.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sparita   

 

Mi cadde dal nulla neanche pensata,

per scaltra trovata d’un altrui furbata,

lei una stellina più lucente di altre,

risuonò nel cuore come campana nel valle

e nel mio stomaco uno sciame di farfalle.

Ma il suo tempo era uguale a quello del suono

e con lui se ne andò senza frastuono,

sparita nei sogni sparita nel senno,

tal volta la penso confuso e sgomento,

senza perdono nei momenti di sdegno.

Durò un’estate quella storia affrescata,

per me d’un candore ma in fondo dannata.

Poi, il nulla. Sei andata. Sei morta.

Ne una riga una parola che importa.

Ora che tanto tempo è passato,

mi sembra che la storia non sia mai esistita,

eppur la mia più bella vicenda vissuta.

Ci sono lacrime che non arrivano agli occhi,

e ferite che non arrivano al cuore,

ma il tempo che ancora racconta la storia,

dice che fu intensa tanto che ancora non muore.

Negli orti zeppi di geometrie ascendenti,

molto si smosse tra i miei affetti ardenti, 

l’hai voluto cosi e i miei frutti or stecchiti,

son semi di zucca son noci son fichi,

furono preda di animi ambiti.

Che questa storia scritta da una stella,

nell’assurdità del tormentoso destino,

sia malinteso di un maldestro cugino,  

ma al caldo tepore d’un agiato camino,

o di fronte a un nervoso plotone,

porti a una sola semplice riflessione.

 

 




 

 

 

 




 

Spogliati

 

Non aver paura di mostrare le tue pieghe,

non entrerai negli intrecci delle scure beghe,

io senza indugio mostro il mio corpo arricciato

e tu ancor pieno di fiori colorati hai il tuo prato.

Scopriti serena come mostri le tue visioni schiette,

mostrami il voluttuoso corpo e le tue mitiche tette,

potrebbe avere lesioni ma anch’io ne sono pieno,

spogliati calda e intima senza tirare il freno.

E quando sarai come un albero d’autunno spoglia,

mi dirai leggiadra che ancora ne hai voglia,

ci daremo una carezza con un bel sorriso,

che spunterà dal tuo sensuale e pregiato viso.

L’angoscia ripudiata e le tue vane pene,

 terranno il cuore vivo per volerci ancora bene. 

 

 











 

 

L’isola  del  teschio  

 

Tutte le notti viene a trovarmi la morte.

Con il volto nero lucente un ghigno ammiccante,

con i denti alla vista e le pupille sgranate. 

Pur aspettando con smania la preda,

mi lascerà marcire nel mio letto candito,

perché non sono ancora del tutto finito.

Verrà anche domani con la turbata speranza,

che il tempo è maturo e che ne ho abbastanza.

Sarà una sera che aspetto da anni,

 per levarmi di torno una vita d’inganni.

Senza riscontri. Ma che vita è stata?

E imbroglia perversa ogni anima persa.

Le iniziative le invettive le false speranze.

Sono una truffa di un malgusto fatale

e quando s’accorge non accetta d’entrare.

Tornerà poi domani per il mio scalpo ribelle.

Gli servirà per guardarlo e tirare un sospiro

o lo userà da alimento nel suo gioco cruento?

Giungerà sul mio corpo per portarlo in stazione,

per lanciarlo rapito come un colorato aquilone,

nel buio primordiale mi tirerà con piacere,

come prima di nascere annullerà le mie pene.







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