jueves, 1 de julio de 2021

Viaggio Covid 19

 

       LXXIII Exposición Individual de Fotografías:           "Caribbean Faces VI" del 10 al 25 de Julio,                     en la Galeria de Arte, MAXART.




 

Viaggio Covid 19

Vivo lontano dall’Italia da molti anni, ma l’ho sempre ritenuta un faro, uno scoglio, una tutela dell’anima. Italia come ideologia, come emblema. Purtroppo gli italiani d’oggi, quelli che comandano, non la rappresentano. Quelli li conosco e non mi sono mai piaciuti. Inetti e fannulloni. Se una nazione con un gettito fiscale enorme e un pil tra i migliori al mondo, non riesce a quadrare, lasciando parte della popolazione senza servizi e in balia delle onde, vuol dire che sono imbranati e lavativi. Anche per questo sono diventato esterofilo. Gli stranieri non mi devono nulla e quindi, non ho nulla da recriminare.

Programmo un viaggio a Roma per vaccinarmi. Dalle indicazioni dei media posso stare tranquillo. Per fortuna e per disgrazia sono italiano. Vaccinano già i cinquantenni ed io sono un ultra sessantenne. In più ho una grave patologia. Non faranno problemi e non ci sono accenni alle famose lungaggini burocratiche italiane. Tutto mi lascia sereno per una rapida e doverosa vaccinazione. Ma avevo fatto i conti senza l’oste. Un oste burbero e maligno. Subdolo, pedante e ributtante e quell’omone corpulento e velenoso, è andato oltre ogni previsione. Chi l’avrebbe mai detto.

Il 12 maggio, giungo in suolo patrio e quando arrivo all’aeroporto romano, m’accorgo subito dell’aria che tira. Un’aria opprimente e squadrista, mi danno i primi sentori di una situazione completamente diversa da quella propinata, lasciandomi a bocca aperta.

Due brutti ceffi della polizia, pur avendo con me il certificato di un tampone negativo, realizzato due giorni prima, mi condannano a 10 giorni di segregazione in hotel. E come faccio a mangiare? Fattelo portare. Mi risponde beffardo uno dei due grugni. Ovviamente me ne infischio delle loro imposizioni e subito mi allerto per arrivare alla famigerata vaccinazione, ma davanti a me, troverò un inusitato muro di gomma, ancora più spesso di quello propinatomi dai due sgherri.

Richiedono la tessera sanitaria, ma la mia è scaduta. Riesco a ripristinarla in meno di una settimana, per un inopportuno week end nel mezzo. Ma non basta. Ci serve un medico di base. Sono anni che non ne ho uno. Si può fare una richiesta alla ASL, per un medico temporaneo, ma non basta ancora. Ci vuole il nulla osta della ASL della mia città, che ne attesti l’assenza. Come avrei potuto fare e quanti giorni da aspettare ancora in hotel? A quel punto mi sono sentito preso per i fondelli. Sicuro che se li avessi seguiti, poi, mi avrebbero chiesto chissà quali altre diavolerie. Così, mi fermai, senza più recepire le loro indicazioni farfuglianti e cialtronesche.

Poi, per puntiglio, per escludere rimorsi, mi rivolgo a un altro centro di vaccinazione e la musica è la stessa. Vado alla croce rossa. Li saranno più accoglienti. Peggio che andar di notte, perché alle mie insistenze, alzano la voce e mi cacciano.  

Io che non ho voluto mai cambiare la mia posizione d’italiano, con altre  residenze, doppie cittadinanze e quant’altro, per restare tale al 100%. Io che mi pavoneggiavo nel recarmi nel mio paese, per farmi inoculare il miglior vaccino esistente, poiché, dove risiedo, la popolazione accetta quello cinese che pur proteggendoti da ospedalizzazioni e robuste complicanze, non è il meglio.

Dovendo aspettare il volo di ritorno, gironzolo a godermi la Roma rinascimentale, poiché quelle antica è stata completamente distrutta da gaglioffi vestiti di cera, poiché pagani e non accoliti del loro dio. Ma questa è un'altra storia.

Ma forse no. È la stessa storia. E qui scatta la molla. Cosi come i cristiani hanno azzerato, raso al suolo la civiltà precedente, perché di un’altra religione, cosi qui sono stato rifiutato perché di un’altra regione. Lo Stato ha creato dei dualismi, dei conflitti, dividendo erroneamente la pandemia, in regioni. Mi venivano in mente le dispute, del perché tal regione era in rosso, mentre quell'altra in giallo. Come se di dualismi e conflitti regionali o tra città, non ce ne fossero già a sufficienza. Da millenni. Non mi avrebbero mai vaccinato, perché lucano. Perché di un’altra regione.

Tremenda delusione. Che figura faccio quando confesso che nella mia terra, nessuno ha osato vaccinarmi, anche se vecchio e infermo? Che figuraccia per chi non ha voluto elemosinare nemmeno un vaccino dal valore di una manciata di euro, a un italiano che ha dato, nel corso della sua vita, lavoro a tanta gente?

Arrivato il giorno della partenza, alzo i tacchi e mestamente vado via. Due giorni dopo, nemmeno il tempo di rifarmi dal viaggio trans oceanico, mi giunge la notizia che nel posto in cui vivo, sono arrivati i vaccini Astra Zeneca e lo Stato, come anche gli Stati Uniti d’America, vaccina turisti e stranieri, senza alcuna reticenza. Dopo soli quattro giorni dal mio arrivo, solo presentandomi, senza stolti formalismi, mi hanno inoculato la prima dose del vaccino. Tra due mesi la seconda. 

Ma come, non era questo un problema globale? Ma come, nella mia terra mi hanno maltrattato e alle mie dimostranze, persino cacciato dai presidi sanitari e qui, in una terra straniera, povera e disorientata, mi vaccinano senza problematiche di basso profilo e senza guardare la mia bandiera.

Roma, la città che ha dettato cultura e civiltà nel mondo, nelle mani di quattro cialtroni, ha sovvertito le sue prerogative. Politici italiani, maledetti arruffoni e delinquenti, sciatti e prepotenti.

Ingrati e accattoni, nulla di mio più passerà per i vostri dettami. 




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