LXV Exposición Individual de Fotografías: "Seres Menores" del 7 al 22 de Noviembre, en la Galeria de Arte, MAXART.
La caduta
dell’Impero Romano d’Occidente
Dopo la morte
di Teodosio I, nel 395, l’Impero Romano fu diviso in Occidentale
e Orientale. L’Impero
d’Oriente durerà fino al 1453, con la conquista di Costantinopoli, da
parte degli Ottomani, mentre l’Impero Romano d’Occidente cadde formalmente nel 476, quando il barbaro Odoacre depose l’ultimo imperatore Romolo Augustolo. Questa non fu una vera
caduta, ma una graduale sostituzione del comando, tanto che nessuno si rese
conto dei cambi. Il primo e
l’ultimo capo di Roma si chiamarono entrambi Romolo.
L’Impero Romano non cadde quando perse i suoi territori,
per le massicce invasioni barbariche, ma molto prima del 476, quando l’Impero Romano perse i valori che lo avevano
contraddistinto, portando un villaggio di rozzi pastori, alla cuspide della
civiltà mondiale. Quindi, le date rilevanti per definire la fine
dell’Impero Romano d’Occidente potrebbero essere altre.
Potrebbe essere
il 378, con la battaglia di
Adrianopoli e la morte dell’imperatore Valente che dette via libera alle
devastazioni barbariche dell’Impero, culminato con il sacco di Roma di Alarico,
del 410. Oppure cadde con il convegno di Nicea, del 325, quando Costantino aprì le porte al Cristianesimo e la vita nell’Impero
somigliava già maledettamente al Medio Evo. Altri identificarono la sua fine
con la morte di Teodosio I, nel 395 e la divisione dell’Impero in Occidentale e Orientale, oppure con la fondazione di Costantinopoli, da parte di
Costantino I, nel 330. Altri ancora segnano la fine dell’Impero Romano d’Occidente,
con l’assassinio di Giulio Nepote, nel 480, avvenimento più rilevante della
deportazione di Romolo Augustolo, del 476, trattandosi quest’ultimo di un
usurpatore e imperatore fantoccio. L’Impero
Romano cadde in una data diversa da quella prefissata dagli storici o forse non
cadde mai, rinnovandosi in un susseguirsi di eventi, simili ai precedenti,
traghettando la sua civiltà sino al Rinascimento.
L’ingresso dei
barbari nell’Impero Romano d’Occidente, furono causate dalle lesioni interne
dello Stato, come allontanare il potere centrale da Roma, in improbali sedi come
Milano, Treviri e Ravenna e senza tali invasioni, l’Impero non sarebbe caduto. Roma, la città più popolata dell’Impero, la più carismatica, la
capitale del mondo, non poteva essere rimpiazzata da nessuna altra città.
L’abbandono
delle virtù repubblicane che avevano reso grande Roma, sostituite con i molli e
corrotti costumi orientali e il dispotismo degli imperatori, decretarono più
d’ogni altro, il suo declino e la sua caduta. Altro motivo fu il calo
demografico, dovuto alle guerre e alle epidemie, per le disastrose
condizioni igieniche, cercando i legionari nelle popolazioni barbare,
permettendo loro di giungere nel cuore dell’Impero, attraverso cariche militari
e politiche. Nel V secolo, l’esercito Romano era formato da Goti, Unni, Franchi
e da altri popoli barbarici che combattevano per la gloria di Roma. Sino al regno di Giustiniano I, nel VI secolo, si tentò di
ricostituire l’Impero Romano, lottando per riconquistare i territori persi per
opera dei barbari, ma non ci riuscirono. Altre cause furono la fuga dalle città,
sempre a rischio di saccheggio, l’enorme squilibrio della distribuzione delle
ricchezze, la sfiducia nel sistema di governo, condizionato dallo strapotere
dell’esercito e conseguenti usurpazioni del trono imperiale, con la crisi
produttiva, il crollo del commercio, l’inflazione che in molte provincie decretò il ritorno del baratto.
Anche il Cristianesimo è considerato uno delle cause principali della caduta dell’Impero Romano d’Occidente, reso militarmente più debole per l’istigazione a una vita pacifica e rituale, al contrario dei culti pagani che incitavano alla bellicosità. All’epoca della caduta, l’Impero aveva più monaci che soldati. Il Cristianesimo costringeva la gente a convertirsi, pena l’emarginazione e la morte. Decadde la tolleranza religiosa, orgoglio della civiltà Romana e la nuova religione impose le sue esagerate incongruenze. Il suo avvento decretò la fine dei crudeli giochi circensi, ma aumentò la miseria, l’alfabetizzazione svanì, altissima nel mondo Romano, scomparvero medicina, servizi igienici, arte e si persero molti diritti civili, soprattutto per le donne e i figli. Al Cristianesimo si rimprovera anche d’aver accettato e addirittura fomentato lo schiavismo, tradendo il messaggio evangelico sull’eguaglianza tra gli esseri umani. La schiavitù rimase in piedi sino alla fine del Medio Evo e anche oltre e la fine di questo sopruso avvenne gradualmente e non per un intervento diretto dalla Chiesa Cattolica.
Il mondo Romano appare retrivo e crudele, ma lo era molto meno di altri popoli dell'epoca, giacché civile e razionale e il Medio Evo, con i suoi mille anni di storia, segnerà un passo indietro per la civiltà.
L'Impero Romano non fu abbattuto dal nemico, ma dai suoi stessi mali. La pressione attuata dai barbari da Oriente e dal Nord dell'impero, furono sole delle concause che da sole non avrebbero potuto determinare la sua fine. Roma era abituata da mille anni a combattere e vincere i barbari e i Visigoti, i Vandali e gli Unni non erano più feroci ed esperti dei Cimbri, dei Teutoni, dei Galli che da sempre Roma aveva affrontato e sbaragliato. Alarico e Attila non erano più preparati di Pirro e Annibale.
Testo tratto dal libro sull'Impero Romano:"Voci dall'Antica Roma"
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