XVIII Exposición Individual de Fotografías: "Aves II" del 15 al 30 de Octubre, en la Galeria de Arte, MAXART.
I sette re di
Roma furono otto
Quegli esseri che
abitavano alcune sparute capanne costruite con il fango, nel mezzo della
penisola, tra le anse armoniche di un fiume chiamato già dalle orde limitrofe,
Tiber, vivevano pescando nelle sue acque e cacciando nei boschi circostanti,
usando oggetti costruiti con sassi scalfiti e ossa di animali. Vivevano in
maniera inumana, lavorando duramente la terra per ricavarne cipolle, legumi e
formaggi dal bestiame allevato. Cuocevano una sorta di focaccia che
ammorbidivano nel latte, facendone l’alimento più economico e diffuso. La loro
provenienza era sconosciuta.
Si suppone fosse
il 21 Aprile del 753 a.C. quando uno di loro, dopo aver tracciato un solco
perimetrale per costruirci dentro un villaggio, commise un fratricidio,
sgozzando il fratello, tra l'altro gemello, che aveva osato scavalcare tale solco. Cosi morirà
chiunque tenterà di scavalcarlo, disse. Il suo nome era Romolo. Alcuni uomini
rudi e violenti lo seguirono, per sviluppare il suo progetto che dopo un inizio
soddisfacente, non decollava. Per sviluppare una comunità, mancavano le donne.
A tanta asprezza mancava la delizia, la prelibatezza, la scintilla della vita.
Nessuna dei villaggi vicini voleva unirsi a uomini cosi selvaggi e rozzi. Romolo quindi
escogitò uno stratagemma che avrebbe risolto il problema.
Erano trascorsi
quattro anni dall’inizio del sogno, quando ai primi di Agosto, per festeggiare
il dio Conso, protettore dei raccolti, invitò nel suo territorio il popolo
adiacente dei sabini. Questi ultimi, incuriositi dall’iniziativa dei nuovi
vicini, accorsero in massa. Nel mezzo dei festeggiamenti, tra baldorie e
rilassatezze, a un cenno, gli uomini di Romolo, fulmineamente rapirono le donne
più giovani e le rinchiusero nelle loro abitazioni. Non avevano intenzione di
stuprarle ma farle diventare loro mogli. Il ratto riuscì pienamente tra le
grida e il dimenarsi delle giovani e forti pulzelle. Alla fine se ne contarono
683. Dopo un primo sbandamento e superata la sorpresa, i sabini reagirono a
tale affronto, assediando il villaggio romano. Assedio si fa per dire, tutto è relativo.
Infatti, dopo tre anni di scaramucce, le sorti del confronto non erano ancora
definite. Il conflitto sarebbe andato avanti all’infinito se una sabina di nome
Ersilia, andata in sposa proprio a Romolo, non avesse avuto un’idea. Riunì
tutte le donne, le quali vestite a lutto, irruppero sul campo di battaglia con i
pargoletti nel frattempo concepiti con i romani, implorando la loro gente di fermarsi, se non avessero
voluto che i bimbi diventassero orfani e loro stesse vedove. I Sabini, popolo
austero, con a capo il re Tito Tazio, intesero e fermarono la contesa.
I Romani e i Sabini passarono dalla
guerra, alla pace e persino all’unificazione dei territori. Sulla via Sacra ci
furono i primi grandi festeggiamenti della storia di Roma e la comunità ebbe
per un periodo di cinque anni, due re al comando. Romolo, re dei romani e Tito
Tazio, re dei sabini, i quali comandarono in una sorta di monarchia collettiva.
Entrambi avevano gli stessi oneri e onori.
Tratto dal Libro di Storia sull'Impero Romano: "Voci dall'Antica Roma"
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