Breve storia evolutiva dell’uomo
Charles Darwin, nel 1871, affermò nel suo libro più famoso, il cui
titolo completo è “Sull'origine delle specie per mezzo della selezione naturale o la
preservazione delle razze favorite nella lotta per la vita” che noi esseri umani, siamo uguali a tutti gli altri esseri viventi sulla
terra e soggetti come loro, alle leggi che governano i fenomeni naturali. L'uomo,
secondo Charles Darwin, come qualsiasi altra specie vivente, ha avuto una storia
evolutiva e i nostri progenitori furono le scimmie. Cosi, andando a ritroso nel
tempo sino all’inizio della vita sulla terra, tutti gli esseri discendono dai
primi organismi monocellulari, mentre nel passato, si riteneva che l'uomo fosse
stato creato da Dio, a sua immagine e somiglianza e pertanto profondamente
diverso da tutti gli altri esseri viventi.
L'uomo, agli albori della sua crescita intellettuale, è ricorso al
concetto della creazione per ignoranza e convenienza. Ogni cultura ha elaborato
i propri miti, alcuni molto fantasiosi e affascinanti. I miti, scaturendo dalla
fantasia, sono inculcati o recepiti come atti di fede. Non è intendimento degli
scienziati convincere della loro inconsistenza, essi, con la mente sgombra da
ogni preconcetto, solo divulgano le verità scientifiche attraverso
l'osservazione e la sperimentazione. La scienza che studia i reperti fossili
del genere umano e gli utensili che hanno usato nella loro storia evolutiva, si
chiama paleoantropologia.
Nel 1974, la spedizione franco-americana degli antropologi Yves Coppens
e Donald C. Johanson, fece una sensazionale scoperta. Nella valle desertica dell’Afar,
in Etiopia, a una sessantina di kilometri da Addis Abeba, trovarono alcune ossa
di Ominide, appartenute a una giovane femmina vissuta più di tre milioni di
anni prima. Dalla struttura dello scheletro, ritrovato al 40%, si dedusse che
camminava in posizione eretta. Le fu attribuito il nome Lucy, da una canzone
dei Beatles che al momento della scoperta gli scienziati ascoltavano alla
radio. Nelle vicinanze furono ritrovati denti e frammenti ossei appartenuti ad
almeno tredici individui, di cui quattro bambini, tutti con caratteristiche
simili a quelle di Lucy. A questi Ominidi fu assegnato il nome scientifico di Australopithecus Afarensis, da Afar,
il deserto etiopico in cui fu ritrovata Lucy.
Un'altra grande scoperta fu fatta nel 1976, nei pressi di Laetoli,
Tanzania, dove sorge un vulcano spento che una volta eruttava lava, cenere e
lapilli. Su questo materiale bagnato dalla pioggia, lasciarono le impronte tre
ominidi che camminavano eretti, i cui piedi non erano molto diversi dagli
attuali. Il terreno su cui si sono conservate le tracce dei tre individui,
risale a 3,7 milioni di anni fa.
La nostra specie è l'unica tra i mammiferi a camminare in posizione eretta.
Le cause principali che determinarono tale posizione furono: usare utensili al
meglio, non surriscaldare il corpo a contatto diretto con il suolo della savana
africana e avere un orizzonte più ampio e scrutare prima i pericoli.
L'Australopiteco dell'Afar, era un individuo tozzo e di bassa statura.
Le femmine erano molto più piccole dei maschi, come negli attuali gorilla. La
testa aveva il mento prominente e il cervello di 400 cc, grande quanto quello
di un attuale scimpanzé. Aveva la testa di scimmia e i molari più grandi dei
denti anteriori, poiché si alimentava con prodotti duri che erano masticati a
lungo, prima di ingerirli. Questa é una delle prove che l'Australopiteco non
viveva nella foresta, dove si trovano frutti e vegetali molli ma nella savana,
dove ci s’imbatte in alimenti più duri. Il motivo per il quale l'uomo primitivo
passò dalla foresta alla savana, è spiegato da una serie di eventi naturali che
si sarebbero verificati milioni di anni or sono.
Andiamo a ritroso nel tempo, a duecento milioni di anni fa, all'inizio
del Mesozoico, quando le terre emerse erano riunite in un unico continente
chiamato Pangea, il quale si spezzò in due blocchi, Laurasia al nord e Gondwana
al sud. Fra le due placche, nel mezzo, s’insinuò un enorme oceano, chiamato
Tetide. La deriva dei continenti, provocò poi una collisione tra la zolla del
sud, quella africana e la zolla del nord, quella europea, scatenando fenomeni
sismici e vulcanici, oltre alla formazione di catene montuose. In conseguenza
dell'urto, si chiuse il grande oceano primordiale, lasciando cicatrici rappresentate
principalmente dal mar Mediterraneo, dal mar Nero e dal mar Caspio.
In seguito, il Mediterraneo si prosciugò per la chiusura dello stretto
di Gibilterra che impedì il rifornimento delle acque atlantiche e a causa
dell’evaporazione. Il clima cambiò, facendosi più freddo e asciutto. La zona
del Mediterraneo si trasformò in un grande deserto, interrotto qua e là da grandi
laghi salati. La foresta equatoriale che in precedenza si estendeva su un
vastissimo territorio, cominciò ad arretrare, lasciando spazio alla savana. L'ominide,
quindi, non uscì dalla foresta per dirigersi verso la savana ma semplicemente la
foresta scomparve sotto i suoi piedi.
Due milioni di anni fa esistevano due esseri un po' diversi tra loro.
Gli Australopitechi, o "scimmie australi", cioè del sud che avevano un
encefalo piccolo e dei grossi molari e gli Ominidi, del genere Homo che avevano
un encefalo grande e molari piccoli. Nelle nuove condizioni ambientali, gli
Australopitechi, nutrendosi di vegetali e semi duri erano attrezzati alla
sopravvivenza, mentre gli Ominidi si trovarono in piena crisi. Nonostante ciò,
i primi si sarebbero estinti entro un milione di anni, i secondi si sarebbero
evoluti fino agli uomini attuali, attraverso varie mutazioni, passando alla
fase di Homo Habilis.
L'ingrandimento del 50% del cervello fu decisivo per la sopravvivenza dandogli
modo di risolvere tanti problemi, soprattutto quelli legati alla ricerca del
cibo.
L’Homo Habilis, era alto
un metro e mezzo e pesava circa cinquanta chilogrammi. Aveva andatura eretta e
una capacità cranica di circa 700 cm³, la fronte ampia, la mandibola poco
prominente e la dentatura simile a quella dell'uomo attuale. All'Homo Habilis, successe l'Homo Erectus che aveva un cervello
con un volume superiore a 1000 cm³. Visse fra un milione e 700.000 e 300.000
anni fa, quando comparve l'Homo
Sapiens. L'Homo Erectus,
era capace di scheggiare la pietra con maggiore maestria del predecessore
Habilis e imparò a servirsi del fuoco, cosa che gli consentì di illuminare le
notti, cuocere il cibo e spingersi verso nord, conquistando territori più
freddi.
Nel 1957, nei pressi di Verona, si è trovato lo scheletro
di un nostro antenato. Le analisi del Dna, hanno stabilito che era frutto dell’incrocio
tra una femmina di Neanderthal e un maschio di Sapiens, dimostrando la loro simultanea
convivenza in quella zona. La vita era difficile e le aspre relazioni erano
fatte di violenze, scontri e stupri. L'uomo contemporaneo ha una piccola ma rilevante
quota genetica del Neanderthal, dall'uno al quattro per cento. Quest’ultimo, circa
trenta mila anni fa, dopo essersi spinto dall’Africa sino in Europa, scomparve,
sopperendo di fronte al più evoluto Sapiens, nostro diretto progenitore.
Circa 5.000 anni fa, la straordinaria storia dell’uomo, lentamente passa
alla fase della civilizzazione. Oggi, l’uomo dovrà adattarsi totalmente alla
condizione di essere evoluto e perdere quelle insopportabili, ataviche
espressioni che alcune volte lo accomunano con i suoi antenati e vivere il
futuro da essere superiore.
La selezione naturale, ha trasformato gli organismi monocellulari
trasportati sulle comete, dallo spazio interstellare alla terra, miliardi di
anni fa, in esseri intelligenti. Con lo stesso procedimento, in tanti angoli
dell’universo esistono forme di vita, anche intelligenti, con le quali non avremo
mai un contatto per le enormi distanze che ci separano. Ma questa è un’altra
storia.
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