jueves, 1 de agosto de 2019
Metapontum
L Exposición Individual de Fotografías: "Sopa de Caracol" del 10 al 25 de Agosto, en la Galeria de Arte, MAXART.
Metapontum
Metapontum è
un sito archeologico, nei pressi di Metaponto, frazione del comune
di Bernalda, in provincia di Matera. La parola Metaponto, deriva dal
greco, metà pònton, che vuol dire,
al di là del mare. Antiche fonti storiche, riportano di una sua prima fondazione,
da parte dell’eroe greco Nestore, sfuggito alla distruzione di Troia, nella
metà del XII secolo a.C.. Prova sarebbe, il culto a lui tributato, per molti
secoli dopo la sua morte. Distrutta dai Sanniti, fu rifondata dai coloni greci dell'Acaia, nella seconda metá dell'VIII secolo a.C., su richiesta dei Sibariti, ad arginare l'espansione di Taranto verso la Lucania, diventando molto presto, una delle capitali della Magna Grecia. La sua ricchezza proveniva principalmente dalla fertilità del suo
territorio, raffigurata da una spiga
d’orzo sulle sue monete. Dopo essere stato espulso da Crotone, Pitagora, ci visse, diffondendo con
grande seguito la sua dottrina sino alla morte, avvenuta nel 490 a.C.. Anche la sua casa e la sua tomba furono luogo di culto per secoli.
Durante la
spedizione bellica ateniese, in Sicilia, del 415 a.C., Metapontum fu forzata a
un’alleanza con Atene, consegnando alcune navi. Nella Battaglia di Eraclea, del
280 a.C., la vedeva alleata di Pirro e Taranto, contro Roma. Persa la
guerra, i Romani la punirono duramente e alcuni sopravvissuti trovarono rifugio
a Pisticci e a Genusium, Ginosa. Poi, i Romani, piazzarono un castrum,
una guarnigione, sul lato orientale della città. Nella seconda Guerra Punica,
si affiancò ad Annibale, dopo la sua vittoria a Canne, il quale ne fece una
delle sue basi più importanti. Dopo la Battaglia del Metauro, nel 207 a.C.,
Annibale evacuò tutti gli abitanti, portandoseli dietro, per evitare la vendetta
Romana che si manifestò nella distruzione della stessa. Ricostruita, raggiunse
il suo massimo splendore nei successivi anni. Nel 72 a.C., la piana di
Metapontum, vide il suo saccheggio, al passaggio dell’esercito di Spartaco che cercava una via di salvezza verso Oriente, poiché rincorso dai Romani.
Molti mandriani e pastori dell’entroterra della regione, gente giovane
e robusta, si unirono a essi, saccheggiando Metapontum. Plutarco.
Nei suoi pressi,
Spartaco, incontrò il pirata cilicio Tigrane che lo avrebbe dovuto aiutare a
realizzare il sospirato imbarco da Brindisi verso la Cilicia,
per sfuggire ai Romani. Poi l’accordo fallì per il tradimento di quest’ultimo.
Dopo il saccheggio ci fu un progressivo abbandono della città che lentamente fu
ricoperta da detriti e sedimenti alluvionali.
La cittá si estendeva tra i fiumi Bradano e Basento, i quali molto modificati nei millenni, hanno cambiato il paesaggio circostante. In più, il
mare è indietreggiato per più di un chilometro, giacché Metapontum, all’epoca, ne era a ridosso.
Alla fine del
secolo XIX, Michele Lacava, proprietario terriero della zona, si concentrò
negli scavi del tempio di Apollo Licio, per circa quindici anni, su un
passaggio di Erodoto che parlava dei quartieri, delle strade e delle fortificazioni
di Metapontum. Lacava, portò alla luce una parte delle mura perimetrali quadrangolari,
innalzate con blocchi di pietra, dallo spessore di circa due metri e mezzo. A
fianco delle mura e per tutto il perimetro scorreva un canale che traportava
acqua dalle sorgenti vicine. La città era strutturata in grandi strade, larghe
dai 5 ai 12 metri, con isolati che misuravano, 35 per 190 metri. Le strade
principali erano dotate di cloache che raccoglievano le acque reflue provenienti
dai canali delle strade minori.
Oggi, nell’area archeologica si possono ammirare le celeberrime Tavole
Palatine, il teatro,
il castro romano, l’agorà, la necropoli, i templi di Apollo Licio, Demetra e Afrodite.
Nel Museo Archeologico sono custoditi i reperti rinvenuti nella zona. Le colonne,
i capitelli e le travi di Metapontum, nei secoli sono state utilizzate per la parziale
costruzione dei centri abitati dell’entroterra, come Bernalda, Montescaglioso, Ferrandina e Matera. Un esempio sono le
colonne che sostengono le due navi minori del Duomo di Matera, le quali provengono
dalla Metaponto arcaica.
Le Tavole Palatine sono i resti di un
tempio dorico, del VI secolo a.C., dedicato alla divinità
mitologica di Hera. Il monumento, eretto sui resti di un villaggio neolitico, é situato nei pressi del fiume Bradano, a 3 chilometri da Metapontum. Furono chiamate, Scuola di Pitagora, in memoria del grande filosofo
e anche Mensae Imperatoris e
Colonne Palatine, in ricordo di Ottone II di Sassonia, imperatore del
Sacro Romano Impero, accampato nei suoi pressi, nella spedizione contro i
Saraceni, del 982 e delle lotte dei Paladini di Francia, contro gli
stessi.
In origine il
tempio, lungo 34,29 metri e largo 13,66 metri, era formato da 32 colonne, con
20 scanalature e capitelli, 12 sui lati lunghi e 6 sui lati corti e di un tetto
fittile, con decorazioni policrome di tradizione ionica, con protomi
leonine e doccioni. Ora rimangono 15 colonne, 10
sul lato nord e 5 sul lato sud. I numerosi ritrovamenti in terracotta, statuette e ceramiche, sono esposti nell'adiacente Museo Archeologico.
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