I Romani penetrarono in Africa alla ricerca delle sorgenti del Nilo, affacciandosi sul Mar Rosso. Partendo da Tingi, Tangeri, la circumnavigarono sin dal II secolo a.C., toccando le Canarie, Zanzibar, il corno d’Africa e arrivando sino in India, dove in età Imperiale, periodicamente approdavano navi mercantili scortate da quelle militari.
sábado, 1 de septiembre de 2018
Roma
XXXIX Exposición Individual de Fotografías:"Las Salinas III" del 8 al 23 de Septiembre, en la Galeria de Arte, MAXART.
Gli Antichi Romani in America
Il
continente americano, prima della sua scoperta avvenuta nel 1492 ad opera di
Cristoforo Colombo, fu visitato da altri popoli europei. Attorno all'anno mille
giunsero i Vichinghi e, udite, udite, fin dall’epoca Repubblicana era visitata dai
Romani.
Il buon
Pitagora, nel V sec. a.C., fu il primo a stabilire che la Terra avesse forma sferica. Plinio il Vecchio, circa mille e cinquecento anni prima di Copernico, nel
suo Naturalis Historia, asserí che la Terra girasse attorno al proprio
asse, per il sorgere e tramontare del Sole. Anche per Cicerone,
Tolomeo, Seneca, Plutarco e Giulio Cesare, solo per citarne alcuni, la terra
era sferica e ruotava intorno a se stessa e intorno al Sole. Dedurre che
potevano raggiungere le Indie, navigando verso Ovest, fu una conseguenza
logica. Del perché le cose e l’acqua degli oceani rimanessero lì dov’erano e
non si disperdessero nello spazio, non ci arrivarono. Per la sua spiegazione
scientifica, bisognò aspettare il genio di Newton.
Tra le tante
prove che evidenziano lo sbarco dei Romani nel continente Americano, vi è il ritrovamento
della spada di un legionario Romano sulla costa orientale del Canada,
nell'isola di Oak, in Nuova Scozia e alcune monete d’oro cartaginesi, coniate circa
2.500 anni fa. Poi, scolpite sulle pareti di una caverna, sono state ritrovate alcune
immagini di legionari Romani che allineati marciavano con uno scudo e una
lancia e al loro fianco, un capitano con un elmo piumato in testa.
Al largo dell’Isola
di Oak, sono stati ritrovati i resti di una nave Romana del I secolo. Il
relitto, ancora sul fondale, non è stato portato alla luce per la mancata
concessione del permesso da parte del governo della Nuova Scozia, ricalcitrante
nel conferire il dovuto ossequio ai Romani e riscrivere la storia dell’umanità.
I Romani ritennero
quei territori le coste orientali dell’India, errore in cui incapperà un
millennio e mezzo più tardi, anche Cristoforo Colombo.
I Romani disegnarono
nel Mediterraneo, le più funzionali traiettorie marittime che portarono nell’Urbe,
dai più lontani territori dell’Impero, le spezie più varie, le sete più pregiate,
le migliori opere statuarie e pittoriche, i gioielli più preziosi.
La flotta di
Augusto, comandata da Tiberio, si spinse nelle acque settentrionali dell’Europa,
superando capo Skagen, a nord della Danimarca. La flotta di Giulio Agricola,
all’epoca di Domiziano, circumnavigò la Britannia, s’impossessò delle Orcadi e
navigò fino ad avvistare la misteriosa isola di Tule, collocata oltre il
Circolo Polare Artico.
L’isola di Tule è descritta dal navigatore greco, Pitea
di Marsiglia, del IV sec. a.C., nel libro andato perduto, Intorno
all'Oceano. Solo geografi e matematici come Eratostene e Ipparco, credettero al
racconto di Pitea, il quale aveva per primo osservato e descritto l’alternanza
di sei mesi di luce e di buio, caratteristico delle zone polari e altre importanti
rilevazioni convalidate dagli scienziati greci alessandrini. Pitea, affermava
che la mitica isola di Tule si trovava a sei giorni di navigazione verso nord
dalla Britannia e, a una giornata di navigazione verso Nord da essa, si trovava
il mare solidificato, che chiamò Cronio. Tule, era l’Islanda.
I Romani penetrarono in Africa alla ricerca delle sorgenti del Nilo, affacciandosi sul Mar Rosso. Partendo da Tingi, Tangeri, la circumnavigarono sin dal II secolo a.C., toccando le Canarie, Zanzibar, il corno d’Africa e arrivando sino in India, dove in età Imperiale, periodicamente approdavano navi mercantili scortate da quelle militari.
Poi, quando
la Mesopotamia divenne provincia romana, l’India fu raggiunta ancor più
facilmente attraverso il Golfo Persico, toccando anche i porti meridionali
dell’Arabia e dello Yemen.
Durante il
principato di Claudio si spinsero sino all’isola di Taprobane, Ceylon, e sul
versante orientale dell’India fino alle foci del Gange. All’epoca dei Flavi,
tutte le rotte per l’India erano conosciute. Plinio il Vecchio ne fornisce
l’itinerario, con i periodi ottimali per arrivarci, tenendo conto
dell’alternanza dei monsoni.
La seta
cinese che circolava a Roma era reperita in India, ma ci sono testimonianze che
i Romani giunsero anche in Cina. In una nave Romana affondata davanti alle
coste della Toscana, sono stati ritrovati tra l’altro, un corredo di
attrezzature chirurgiche e dei farmaci, con sostanze come l’ibisco e i semi di
girasole che potevano provenire solo dall’Etiopia o dall’India.
A Roma, in
un mosaico del I secolo a.C. compare in un cesto di frutta, un ananas e Plinio
racconta che ai suoi tempi, il mais era coltivato nella Pianura Padana. Ma,
entrambi furono conosciuti solo dopo la scoperta delle Americhe!
Che curiosi
vagabondi questi Romani.
Tratto dal Libro di Storia sull'Impero Romano: "Voci dall'Antica Roma"
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