martes, 1 de diciembre de 2015

Volatili




Merry Christmas and Happy New Year 





Perdono

Se servisse er perdono pe’ risorve la questione,
se darebbe a tutti quanti senza alcuna distinzione,
er problema è che quanno so’ tutti perdonati,
d’offenne n’artra vorta se sentono animati.







 Autostima

Quanno te senti giù per mancanza d’autostima,
datte ‘na pacca sulla spalla e starai mejo de 
prima,
recorda che da spermatozoo correvi come un 
matto
e senza sudá troppo arrivasti prima co’ ‘no scatto.







Sconfitte

In un dì sereno sbatte l’ali un uccelletto,
svolazza qua e la in cerca del suo letto,
dall’alto ne vede uno ma lo trova occupato,
nella vita alle sconfitte devi essere abituato.
   






Amor

Roma che c’è oggi ci’hai ‘na brutta cera,
te sei cacciata n’artra vorta ne la bufera,
prima se inchinavano de tutti eri er terror,
ma se leggi ar contrario te chiami solo amor.







Non calpestare

Nella vita puoi esse preso da quarcuno de mira,
un amico un fratello o chi dice che più t’ammira,
sarà che ha visto ne’ l’occhi tua la solita 
pagliuzza,
la merdaccia nun la calpestá sinnó sentirai la puzza. 
















































































































































































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domingo, 1 de noviembre de 2015

Cimiteri




XI Exposición Individual de Fotografías: "Mi Segunda Tierra II" del 7 al 21 de Noviembre, en la Galeria de Arte, MAXART. 





Fedele condottiero

Stavvi il mentor poderoso alla lor vista,
furibondo in viso e con l’ascia in mano,
gestisce il flusso arcaico dell’ammasso
e non valgon pentimenti o compassioni.

Chi è quel viso che umanamente agogna
e volge sgomento in cerca di puntello?
Superbia e ira che in vita han cavalcato,
forzan fronte a giudizi e dure sentenze.

Or cantar vorrei l’amor sì delicato,
d’un esempio mortal fior bene amato,
amico di viaggio compagno deciso,
dolor mesto e cupo c’ho perso il sorriso.

Un colpo di flagello corona di spine,
tal Cristo battuto mi sanguina il crine,
afflitto e molesto le sue spoglie rapite,
matrice di tormenti e laceranti ferite.

Si che amor versò a famiglia e lavoro,
a gente e averi tanto che facil ignoro,
menzionar all’uso doti e svariate virtù,
che in un figlio vorresti veder anche tu.

Via lontano esotico tollerava l’assenza,
presagiva il ritorno con santa pazienza,
come Eumeo fedele aspettò mite Ulisse
e al mal si frappose tal splendida eclisse.

Al capo nobili attenzioni riservava,
lavorare e immolarsi non gli bastava,
in cambio fu alla testa general perfetto,
condottiero giusto valoroso e corretto.

Or sicuro dolente non potrà già elargire,
non più accurato quotidiano abbellire,
or quel posto sarà un desolato anfratto,
fiuto l’assenza con uno sguardo distratto.

 Eppur mi vedevo con te fronte al fuoco,
evocare le storie d’un passato remoto,
ma tornerai al mio campo e al tuo orto,
tra germogli avviarti da uomo risorto.

Deploro la morte che falciando fa errori
e maledico la vita che castiga i migliori,
 ignari all’oscuro non lascia scritti o parole 
e fa di noi miserandi tutto quello che vuole.

Dell’andazzo scovare l’eterno complotto,
arginare il mio pianto cocente e dirotto,
parlare dobbiamo ancora di tante cose
e un di rivedrò chi al cuor mai si nascose.









































































































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jueves, 1 de octubre de 2015

Busker






Chopin


Frédéric François Chopin, (Zelazowa Wola, 1 Marzo 1810 - Parigi, 17 Ottobre 1849) è stato un compositore e pianista polacco, naturalizzato francese. Fu uno dei grandi maestri della musica romantica, definito "Poeta del pianoforte." Il padre, Mikołaj Chopin, 1771-1844, era un musicista francese originario di Marainville sur Madon che si stabilì in Polonia. La madre, Tekla Justyna Krzyżanowska, 1782-1861, era una pianista polacca. Iniziò a studiare il pianoforte da autodidatta e crebbe a Varsavia, dove completò la formazione musicale da bambino prodigio.

A seguito della repressione russa del Novembre 1830, si trasferì a Parigi, componendo brani che riscossero successo specialmente nei salotti. Impartiva lezioni private, le quali erano la principale fonte dei suoi guadagni. Nel 1838 conobbe George Sand, più anziana di lui di sei anni. Chopin aveva una salute cagionevole e in quegli anni il suo corpo, mostrava un deperimento costante. Aveva scarsa resistenza fisica e soffriva d’attacchi di bronchite purulenta. Pesava appena quarantacinque chili, per un’altezza di un metro e settanta. Purtroppo nel 1848, la scrittrice interruppe la relazione con il musicista, facendolo cadere in una depressione che probabilmente accelerò la sua morte che avvenne il 17 ottobre del 1849, alle 2 del mattino. Al suo fianco negli ultimi momenti di vita, Eugene Delacroix, Delfina Potocka e la più amata delle sorelle, Ludwika. Riposa a Parigi, nel cimitero di Pere Lachaise.

Chopin lascia un testamento musicale di grandi dimenzioni. Fu dotato di grande espressività e magica creatività, tra le migliori nella storia della musica. Nelle sue opere, tecnicamente impegnative, ha apportato notevoli innovazioni alle forme musicali dell’epoca. Fu un virtuoso del pianoforte. Dipendendo dallo stato d’animo, sciorinava nelle Fantasie, ritmi forsennati; nei Notturni, lente trasposizioni della sua vita; nei Preludi, brevi e dolci composizioni. Le Ballate sono un suo apporto alla musica, raffinate nei temi e ricercate nella scrittura.  






Ballade Pour Rafaelina







































































































































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martes, 1 de septiembre de 2015

Il Palazzo di Giustizia di Roma






Il Palazzaccio

Il Palazzo di Giustizia di Roma, sede della Corte Suprema di Cassazione, fu costruito tra il 1889 e il 1911 dall’architetto perugino Guglielmo Calderini. La prima pietra fu posta il 14 marzo 1889 alla presenza di Umberto I di Savoia e la regina Margherita. Le grandi dimensioni, le numerose decorazioni e i lavori seguiti da sospetti di corruzione che portarono nel 1912 a un’inchiesta parlamentare, spinsero i romani a soprannominare l’opera: Il Palazzaccio.

La natura friabile del terreno, sulla quale fu posto l'edificio, richiese la costruzione di una platea di calcestruzzo per aumentare la stabilità. Nonostante tutto, non si raggiunse la solidità desiderata e il progetto che prevedeva un altro piano, convinse il Calderini a ridurre le dimensioni. La struttura fu inaugurata alla presenza di Vittorio Emanuele III, l’11 gennaio 1911. In stile tardo rinascimentale e barocco, misura 170 x 155 metri. Il palazzo, rivestito di travertino, è sormontato nella facciata principale da una quadriga di bronzo e adornato da alcune statue rappresentanti tra gli altri Cicerone, Gianbattista Vico, Lucio Crasso. La facciata posteriore è arricchita in cima, da uno stemma bronzeo di Casa Savoia.

Nel 1960 le crepe e i crolli ne bloccarono l’uso. Fu istituita una commissione per decidere le sorti della costruzione. La maggioranza tendeva alla demolizione dell'edificio e all’ampliamento del giardino adiacente. Altri proponevano la conservazione senza renderlo funzionale, a causa degli alti costi di restauro perché l’edificio costituiva la testimonianza storica di un'epoca. In più l'enormità dei costi di demolizione, fece prevalere questa seconda opinione. Così l'edificio fu sottoposto nel 1970 a una serie di lavori per metterlo "in sicurezza" e arrivare ai nostri giorni.


















































































































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