sábado, 1 de noviembre de 2014

Amico




Poesia tratta dal libro  
"Quel poeta che c'era in me"



Amico


Con lui mi sento dentro una roccia,
vado a tentoni se perdo ogni traccia,
molte volte abbiam saltato di gioia,
condiviso il sonno e la dannata noia.


Lo scegli ed é la persona piú simile a te,
quello di gioventú ha molti diritti di piú,
condividi ció che non puoi con nessuno,
qualche volta un panino e rimani digiuno.


Sopperisce devoto la compagnia di una donna
e talvolta benevolo assomiglia alla mamma,
quando placidi i capelli si tingon di bianco,
potrai contare con lui ancora al tuo fianco.


Un vero amico da tutto quello che ha,
se lo dimentichi commetti un'atrocitá,
se t'offende non gli volti ostile le spalle,
anche se racconta una valanga di palle.


Amico apri bene le orecchie e stai ad ascoltare,
le tue ciarle sono un rauco stridente gracchiare,
non hai il diritto di parlare cosi di me gente onesta,
stai scambiando un pacifico mar con tempesta.


Bersagliato e tradito in quel preciso momento,
come barca ai marosi che cerca l’orientamento
e più va e più s’imbriglia sospinto dal vento,
che strano effetto irritante e che dolore sento.


S’abbatte sul mio viso e sul mio corpo vento infuria,
dal cielo negro la fitta fredda pioggia dell’ingiuria,
spinto nell’Ade in un lago di fuoco e gelo immerso,
malevoli gustavano della mia vita il fato avverso.


Scorribande nei sentieri della gioventù,
setta d’infelici per chissà quale virtù,
con infime essenze mi combinai senza difese,
lungi il lezzo del campar in un crasso paese.


Che classe che carezze che sensibili lodi,
sardonici lazzi per i miei soci affettuosi,
tutto di voi perì e non visse poi tanto,
le vostre idee non eran del mio rango.


Quante voci quanti schiamazzi e che cori,
quanta quiete adesso nel vivir sugli allori,
or passeggio tra le tetre stanze dei ricordi,
ascolto il tonfo dei miei sconfinati azzardi.


Sulle scene terrene lato a lato tante facce ridenti,
ti mostrano biechi tratti con bianche file di denti,
sciatte recite di commedianti insulsi e matrici,
stampano nel mio amletico animo mille cicatrici.


Anche la luna da sempre guarda e non fa nulla,
come la vita sulla madre terra anche lei é fasulla,
si cambia d’abito t’irride ti sferza si nasconde
e al richiamo della giusta cagion non risponde.


Chi m’offese non scappi alla paritaria temuta morte,
voglio veder scrosciar dal loro volto un pianto forte,
attenzioni e sorrisi che lanciavi eran falsi e assurdi,
non causarmi ancora soffrir per i continui ritardi.


Il tanfo nelle fosse dell’anima nei meandri del cuore,
inerme sono in trappola solo e disperato tra fiere,
ma io ti porto nell'anima ti amo e vi amo tutti
e i copiosi ricordi lontani non saranno distrutti.


Il tempo a noi concesso tra un po’ finirà,
con la voglia di redimerci dalle meschinità,
se ti chiedono del nostro mitico amore,
or sospeso tra una nuvola e un fiore.





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